La Città di Napoli è situata nel settore meridionale della Piana Campana, depressione strutturale di età Plio-Quaternaria localizzata tra il lato orientale del Mar Tirreno e la catena appenninica meridionale. Tale depressione è controllata da un sistema di faglie N ed è riempita da depositi sedimentari di età risalente al primo Pleistocene-Olocene. Durante il Quaternario il settore sud occidentale dell’area è stato interessato da un’intensa attività vulcanica come testimoniato dai distretti vulcanici dei Campi Flegrei, di Ischia, di Procida, del Roccamonfina e del Somma-Vesuvio.
La Città di Napoli sorge ai bordi della struttura vulcanica dei Campi Flegrei, un’area estremamente complessa in cui si ritrovano più di 60 edifici vulcanici.
L’attività ha avuto inizio circa 150.000 anni fa e gli ultimi episodi eruttivi si sono verificati ad Ischia nel 1301 ed a Pozzuoli nel 1538 con la formazione del M.te Nuovo.
In questo intervallo temporale si riconoscono, secondo diversi autori 4 cicli di vulcanismo, che possono essere così schematizzati:
- I ciclo (> 35.000 anni da oggi): in tale ciclo l’attività, di tipo esplosivo, si è esplicata nel settore occidentale dei Campi Flegrei (M.te di Procida) e nelle isole di Procida ed Ischia (Tufo Verde di Ischia: 55.000 anni da oggi). I prodotti di tale attività sulla terraferma sono poco diffusi, mentre si rinvengono morfologie vulcaniche relitte attribuibili a tale ciclo.
- II ciclo (35.000÷30.000 anni da oggi): si attribuiscono a tale ciclo il Piperno, la Breccia Museo e l’Ignimbrite Campana (o Tufo Grigio Campano – 80 km3 di materiali su 10.000 km2)) nonché la formazione della Caldera flegrea.
- III ciclo (18.000÷10.000 anni da oggi): a tale ciclo sono da riferire la formazione dei tufi biancastri stratificati (Soccavo) ed i prodotti dei vulcani di Solchiaro (Procida), Trentaremi, M.te Echia, Torregaveta, e quindi del Tufo Giallo Napoletano (10 km3 di materiali su 350 km2). Tale tufo è, secondo le più recenti vedute, il prodotto di più eventi di tipo “pliniano”, avvenuti (11.000 anni da oggi) in ambiente sottomarino, con un’intensa interazione acqua marina-magma (eruzioni freato-magmatiche).
- IV ciclo (10.000 anni da oggi ÷ 1538 d.C.): in tale ciclo si è avuta un’intensa attività esplosiva connessa a bocche eruttive apertesi all’interno della Caldera Flegrea. Ad una fase iniziale vengono attribuiti i Tufi Gialli Stratificati (vulcani del Gauro, Miseno, Nisida, Mofete), mentre in una seconda fase si sono formati prodotti piroclastici sciolti, (es.: prodotti dei vulcani di Baia, Fondi di Baia, M. Spaccata, S. Martino, Agnano, Astroni, Averno). Si segnalano la messa in posto della cupola lavica trachitica di M.te Olibano (Accademia Aeronautica) (3.900 anni da oggi) e l’eruzione di M.te Nuovo avvenuta in epoca storica (1538 d.C.).
Il substrato geologico della città di Napoli è ascrivibile alla formazione del Tufo Giallo Napoletano, su cui poggiano piroclastiti indifferenziate di epoca più recente. Il settore orientale della città è caratterizzato da prodotti di orgine alluvionale del Fiume Sebeto, con tipiche successioni palustri soprattutto nella zona di Poggioreale e del centro Direzionale. Nella zona sud – orientale si rinvengono depositi eterogenei di origine antropica; nella zona portuale tali depositi costituiscono le colmate delle odierne strutture portuali sovrapponendosi a depositi marini recenti ed al Tufo Giallo Napoletano.
Il Tufo Giallo Napoletano è una roccia con basso peso specifico; tale caratteristica è attribuibile all’elevata porosità conseguente alla rapida degassazione dei flussi piroclastici provenienti dal distretto vulcanico flegreo. La roccia gode di una straordinaria capacità di isolamento termico e di controllo dell’umidità. Tali peculiari caratteristiche sono attribuibili sia alla struttura vacuolare dell’ammasso roccioso che alle proprietà di adsorbimento delle zeoliti, particolari minerali presenti nei tufi; quest’ultime riescono ad assorbire e rilasciare molecole d’acqua rendendo il tufo freddo durante i periodi caldi e caldo durante i periodi freddi. Tali fenomeni chimico – fisico rendono il tufo un ottimo isolante termico consentendo di avere minime variazioni di temperatura e di umidità degli ambienti. Queste condizioni costanti di temperatura ed umidità favoriscono il processo di lievitazione dell’impasto per pizza conferendo quelle inconfondibili caratteristiche organolettiche e di digeribilità proprie della pizza napoletana